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Compagnia  "MAGO MERLINO" - Anno scout 2007 - La Carta di Compagnia

TI RACCONTO... 

NUOVI SENTIERI a cura della Compagnia Rover Jonathan Livingston LE1 - Estate 1981

di Maurizio Meo - giugno 2021

Un campo mobile! Un'avventura rover! Un <<Corto>> ! ( films ) Una straordinaria esperienza di vita all'aria aperta, a contatto con la natura e la più varia umanità, una prova, provata, che LA STRADA , per i rover, è la metafora della vita, il miglior modo per viverla, conoscerla, affrontarla, sia quando e liscia, piatta e tranquilla, sia quando è ripida, irta o piena di ostacoli, tornanti, buche ed ogni sorta di trappola. (...bisogna ritornare sulla strada, sulla strada per conoscere chi siamo...Giorgio Gaber ) .

Una bella compagnia rover, della quale facevano parte molti degli attuali dirigenti del Lecce 1; numerosissima ed eterogenea.

100 km sulle colline liguri, tra il parco naturale di Portofino, Camogli, Recco, Sori, San Fruttuoso. Genova-Nervi, come punto d'arrivo.

Di quella straordinaria esperienza fecero parte anche altre persone, in qualità di ospiti o di operatori di ripresa ( stiamo parlando di riprese in pellicola formato SUPER OTTO ); le telecamere e, soprattutto, le micro telecamere digitali attuali, del peso di pochissimi grammi, erano solo FANTASCIENZA !

Per l'organizzazione dell'itinerario ci affidammo all'allora Presidente Nazionale del CNGEI, Claudio Aicardi ed al compianto Gianni Sciaccaluga, socio GEI della sezione di Genova, i quali ci procurarono un dettagliato manualetto del C.A.I. ( Club Alpino Italiano ) che censiva ogni possibile sentiero esistente nel Parco Naturale di Portofino, fornendoci al contempo il preziosissimo SEGNAPISTA, un segno convenzionale da seguire e che ci avrebbe permesso di rispettare l'itinerario programmato ma, soprattutto, di non perderci sull'appenino ligure.

Come già detto esiste un <<CORTO>> della durata di circa 20 minuti che il buon OROFINO ha provveduto a rimasterizzare nel moderno formato per CD. Se potete e se ne avete voglia o se vi entusiasmano l'avventura rover, la natura, i paesaggi , NON PERDETEVELO !

Ovviamente di quell' avventura ricordo ogni singolo passo, ogni singolo scalino, mulattiera, sentiero, nottate all'addiaccio, marce sotto la pioggia, bagni nel mare ligure ( la toilette giornaliera ), cantate a squarciagola con la chitarra ed il tamburello ...SANTU PAULU MIU TE GALATINA...quando la NOTTE DELLA TARANTA poteva essere solo ancora un sogno nel cassetto.

Certo in queste poche righe non posso raccontarvi questi intensi 10 giorni di vita. Ma almeno un piccolo aneddoto si.

Eravamo credo al 2° o 3° giorno di campo. Era la tappa di avvicinamento a San Fruttuoso, amena località famosa in tutto il mondo per il suo CRISTO DEGLI ABISSI.

Era stata una tappa molto dura e faticosa e ci apprestavamo a dormire. Per il bivacco avevamo scelto un posto non comune, non fosse altro per lo splendido panorama che ci offriva come terrazza sul mare : UN ELIPORTO, proprio a picco sul mare. Solo osservare il tramonto ci aveva ubriacato di colori ed emozioni.

San Fruttuoso, per chi non lo conosce, è un piccolissimo borgo di pescatori, incastonato nella bellissima scogliera a picco sul mare; è caratterizzato dalla presenza di un massiccio edificio centrale, sicuramente di nobili origini, intorno al quale si misurano non più di altre dieci piccole casette di pescatori. Peraltro si può raggiungere solo a piedi o con il traghetto che fa la spola con la vicina Portofino.

Il nostro bivacco era situato a non più di dieci minuti di marcia da San Fruttuoso.

Scese la notte. Novilunio.

Dapprima il cielo era stellato, il mare calmo e l'aria ferma, quasi afosa. La brezza del mare però rinfrescava parecchio.

Il sonno ebbe facile presa su tutti noi dopo le molte ore di marcia.

Credo fossero le due del mattino quando inizio a piovere, che PIOVERE è dir poco. VENTO, vento ma così forte che lungo il sentiero ci tenevamo per mano l'un l'altro per non essere sopraffatti.

Dopo un paio di minuti eravamo ormai zuppi ed era inutile anche cercare di ripararsi perché riparo non c'era. Tuoni, fulmini e saette. Scene dai migliori films del terrore.

Dopo i fatidici 10 minuti di marcia arrivammo al centro di San Fruttuoso. Nel buio della tempesta ci accolse, ci riparò dall'acqua ma non dal vento il chiostro del menzionato palazzotto baronale.

Nessuno si accorse della nostra presenza tanto erano forti i rumori della tempesta.

Tentammo in ogni modo di trovare ristoro sotto questo chiostro che, al bagliore dei lampi, lasciava intravedere la sua lugubre e spettrale sagoma.

La stanchezza ebbe il sopravvento.

Stretti, stretti, cercando protezione l'un l'altro, prendemmo sonno.

Credo fossero le 5,30 del mattino quando mi svegliai al rumore di un uscio che si apriva.

Un uomo, un pescatore credo-forse, apparve sulla porticina che mi stava di fronte. In dialetto ligure, pronunciò una frase a muso duro, tra lo stupore e la paura prima, la rabbia poi. Ma probabilmente non aveva tempo da perdere e dopo qualche secondo era già scomparso.

Con un occhio chiuso ed uno aperto non potei fare a meno di notare il fumo che usciva dai muri e dal pavimento del chiostro.

Albeggiava. C'era calma piatta. Il peggio era passato. Ad un tratto sbarrai gli occhi terrorizzato : i muri, a parte qualche porticina, erano tappezzati di vasi con fiori appassiti e da varie scritte che tanto assomigliavano ad epitaffi ed i fumi altro non erano che FUOCHI FATUI !

Il terrore e gli occhi sbarrati : ma l'uomo che avevo visto era un uomo O CHE ALTRO?

Avevamo dormito dentro e sopra il cimitero del paese.

Ancora in preda alla sindrome "visione di un fantasma" cercai di svegliare chi mi fosse accanto per renderlo partecipe dell' esperienza ultrasensoriale.

In poco tempo fummo tutti svegli; nel più totale e FUNEREO silenzio abbandonammo il lugubre giaciglio per raggiungere il più rassicurante eliporto.

Lascio alla vostra immaginazione le risate a crepapelle, gli scherzi più infausti, le storie ed i racconti più esilaranti che si susseguirono nei giorni successivi, per descrivere agli altri e a noi stessi l'incredibile avventura che avevamo appena vissuto e che avrebbe marcatamente segnato i nostri N U O V I  S E N T I E R I.


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"La luna e noi...scout" 

di Maurizio Meo - 03 giugno 2021


52 anni fa, l'epopea della missione APOLLO, il primo uomo sulla luna, Neil Armstrong, l'interminabile diretta radio-tv, milioni di persone che, naso all'insù, tentavano di immaginare ciò che accadeva poiché in nessun modo avrebbero potuto assistere/vedere coi propri occhi ciò che il radiocronista si affannava a descrivere con parole nuove e , mentre accadeva, ERA GIA' STORIA... ancora vivido è il ricordo di quella notte di mezz'estate di 52 anni orsono.

COSI' SCRISSERO GLI ASTONAUTI, su una placca d'acciaio che conficcarono sul desertico terreno lunare, per stigmatizzare la loro missione : " Here men from the Planet Earth first set foot upon the moon, July 1969, A.D. We came in peace for all mankind ". (Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, Luglio 1969 DC . Siamo venuti in pace, a nome di tutta l'umanità.)

Era la notte tra il 20 e il 21 luglio del 1969 e noi, tredicenni, eravamo in quel di Frassanito, quando ancora era sconosciuto ai più, quando sulla lunghissima e deserta spiaggia bianca, si potevano trovare sorgenti di acqua purissima e freschissima, quando bastava anche solo far finta di buttare un amo da pesca che i pesci abboccavano a prescindere, quando le alte dune di sabbia finissima ospitavano corbezzoli, timo, more, biancospino, origano...i miei amici scout ed io, una veglia alle stelle, all'addiaccio, sotto un cielo cosparso, come non mai, di miliardi di stelle, abbarbicati sulle scoscese dune, immersi nell'odorosissima macchia mediterranea, coi nostri sacchi a pelo, affacciati sul mare adriatico da quella terrazza naturale che a noi parse un palcoscenico e che ispirò i nostri pensieri ed azioni di quella magica notte.

C'era Ronzino, novello Robinson Crosue, che con le sole stecche metalliche di un vecchio ombrello rinvenuto sul bagnasciuga, costruì un'improbabile arco ed alcune frecce; disse che stava organizzando una cena a base di pesce con quello che avrebbe pescato con la sua arma - giocattolo. Tutti lo canzonarono e lo derisero sino a quando, al crepuscolo, dopo il primo tuffo nell'immobile mare di Enea, non ne uscì fuori con una spigola di 800 grammi, infilzata nella freccia-giocattolo; e poi altre ancora, per quanti eravamo noi.

E c'era Paolo che, alla vista delle spigole si improvvisò fuochista e cuoco; le sviscerò senza nemmeno trarle dalle frecce che poi uso come spiedino, su un bel fuoco scoppiettante di rami secchi di pino rinvenuti qua e la per il bosco. E la cena fu squisita e abbondante; la cena al sacco restò di scorta.

E c'era Antonio, il nostro poeta. Declamava i suoi versi ad alta voce, in qualsiasi frangente, qualunque fosse l'occasione, il clima, la persona, il posto che lo avesse ispirato. Rime baciate e suoni gutturali, modulati e scanditi con consumata arte, improvvisati al momento. Ne aveva per tutti e non si stancava mai. Anche in piena notte, mentre tutti dormivano, lui, come per un improvviso bisogno fisiologico, si alzava e declamava, volgendo il capo a destra e a manca per far risuonare al meglio i suoi versi. Peccato però che erano solo epitaffi. << QUI GIACE RONZINO NOBILE E CONSUMATO PREDATOR DI SPIGOLE CHE MAI EBBE PACE PER L'ALTRUI SCHERNO SIN QUANDO NON GIUNSE A SFAMAR GLI SCETTICI RAGION PER CUI L'ORDA ORMAI TACE >> ... e via così.

Il proscenio, unico nel suo genere e l'incredibile evento dell'uomo sulla luna, lo ispirarono come non mai.

E c'ero io, buffone di corte, che strimpellavo la chitarra e mantenevo alto l'umore, pronto a colmare i vuoti abissali che si generavano quando qualche domanda, un po' più acuta delle altre sul senso della vita e sul significato di quella sera, ci faceva soffermare a riflettere; ed il silenzio non faceva altro che amplificare a dismisura lo smarrimento. Allora intervenivo io : "OSTERIA NUMERO CENTO...

Il mondo, per noi tutti, era lì quella sera. Non avevamo bisogno d'altro. Ci sentivamo protagonisti e non semplici spettatori dello straordinario evento che stava per accadere.

La notte trascorse insonne, solo l'alba ci sconfisse. Facemmo appena in tempo a vedere il sole sorgere all'orizzonte dietro i monti dell'Albania che ci sembrava quasi di toccare con mano sporgendoci dal quel terrazzo.

L'uomo era sulla luna.

Tutti noi, antesignani dell'Alba dei Popoli, sprofondammo tra le braccia di Morfeo.

Era il 21 luglio del 1969, l'Alba di una nuova era. 

1969 - Le pattuglie Pipistrello e Scoiattolo del Reparto Lecce 1
1969 - Le pattuglie Pipistrello e Scoiattolo del Reparto Lecce 1


Report del Centenario ( 1913-2013)

maggio 2021

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IL JAMBOREE 1947 

di Maurizio Meo  -  aprile 2021

Una storia vera, emozionante! Una storia d'altri tempi.

Chi mi conosce, mi ha spesso visto affaccendato nella biblioteca di Sezione nel tentativo, non vano, di tramandare ai posteri la nostra storia e quella delle persone che hanno contribuito a scriverla.

E' sin dagli anni 80 che tentiamo, in ogni modo, di salvaguardare il nostro patrimonio storiografico contenuto nella Biblioteca di Sezione. (Lecce)

Uno tra gli sforzi più importanti, che mi onoro di aver compiuto in prima persona, è stato quello di selezionare, scansionare, digitalizzare, stampare, tra migliaia di foto, quelle che poi hanno formato la mostra per il 90° ai Teatini a Lecce.

Un giorno, in questo continuo lavoro di ricerca, mi sono imbattuto in un documento datato "Roma, 21 luglio 1947" a firma dell'allora Capo Scout, Luigi Pirotta.

L'ho letto tutto d'un fiato, con l'emozione che mi faceva perdere il respiro e rigonfiare gli occhi di lacrime.

Siamo in pieno dopoguerra; l'Italia è povera ed affamata. Il C.N.G.E.I., già Ente Morale dal 1916, si sta riorganizzando dopo il periodo dell'attività clandestina, resasi necessaria per sfuggire alla logica corporativa imposta durante il ventennio fascista.

E' il 1947 dicevamo, l'anno del <<JAMBOREE DELLA PACE >>.

Tutti gli scout del mondo si apprestavano a partecipare a questo evento straordinario in terra di Francia.

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A tutti i Capi, A tutti i Boy Scouts d'Italia

Scouts, miei fratelli!

Il messaggio che il vostro Capo vi manda oggi è messaggio di dolore e di fierezza, gli scouts italiani senza aggettivi di qualifica o di distinzione, non vanno al Jamboree della Pace.

Non vanno perché la povertà onorata della Istituzione e l'insipienza di chi avrebbe avuto il dovere di provvedere ad aiutare l'Associazione nazionale scout italiana, non permettono alle venti pattuglie scelte e prescelte, di sostenere le ingenti spese della partecipazione.

Il Capo e chi con lui lavora in silenzio hanno fatto del loro meglio e hanno compiuto tutto il loro dovere perché i Boy Scouts d'Italia fossero presenti a Moisson: fratelli scouts, voglio che sappiate che alla richiesta ufficialmente fatta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per aver il conforto di un qualsiasi aiuto e contributo nelle spese, non è stata data risposta ufficiale: voglio che sappiate che alla richiesta di udienza che il nostro Presidente Generale ha presentato a chi, per ragioni di carica aveva potestà di sentire e di esaudire il giusto e legittimo desiderio dell'Ente Morale Corpo Nazionale G.E.I., non è stata data risposta.

E' inutile farvi la storia delle burocratiche lungaggini: guardiamo in faccia la realtà dolorosa : i G.E.I. non possono andare al Jamboree.

Avrebbero potuto andare, in parte : la Sezione di Milano, sempre prima nelle iniziative nobili, aveva pronto un Reparto completo di 4 pattuglie, con tutto l'equipaggiamento necessario, tende, cucine, tutto; i ragazzi erano coperti di ogni spesa e, con loro, i Capi che li avrebbero accompagnati.

Ma Lupo Urlante, Commissario Regionale, saputo da me in quali gravi difficoltà erano le altre quindici pattuglie che Zanna Bianca, Commissario Centrale Tecnico aveva designato in seguito ai risultati delle prove sostenute, ha creduto opportuno chiedere a tutti i 32 scouts milanesi, uno per uno, se desideravano partire o rimanere: e questi ragazzi, ai quali il viaggio in Terra di Francia e la partecipazione al Jamboree era premio al merito, hanno detto, ad uno ad uno : " NO, non vogliamo privilegi, se gli altri fratelli d'Italia non possono venire "

Fratelli Scouts ! Questa risposta fiera e generosa è di grande conforto per me, vostro Capo, e deve essere di conforto per voi tutti. Questo è spirito scouts, dei vera e praticata fratellanza, di amore per chi non può, questo è SCOUTISMO.

A questo NO, pronunciato con cuore in tumulto, aggiungo il NO detto da altri scouts che avrebbero potuto pagare la loro quota di partecipazione : i cinque Reparti G.E.I. restano in Italia e mandano alla grande radunata degli Scouts di tutto il mondo il loro cuore e il loro pensiero affettuoso.

Chiamo alla mente di voi tutti l' 8° articolo della legge : nel dolore comprensibile siate sereni e sorridete. Così hanno fatto i vostri giovani fratelli di Milano, così dovete fare tutti.

Tutti gli scouts dichiarati idonei per il Jamboree avranno lo speciale distintivo e questa idoneità sarà annotata sui libretti personali; i 32 di Milano hanno da me l'Encomio Solenne che i loro Capi vorranno annotare sul libretto personale.

I Capi, grandi e piccoli, che si sono prodigati per la preparazione delle loro pattuglie, tutte le persone buone che hanno comunque aiutato i Reparti e Sezioni nella preparazione e nello svolgimento di questo lavoro, hanno la loro gratitudine.

Ed ora, fratelli scouts, al lavoro dei campi estivi. La dura prova che abbiamo attraversato, le fatiche, le ansie, le disillusioni, il dolore che brucia dentro, tempra in voi ed in noi il carattere, ci rendono uomini : voi sapete che essere Esploratori significare lottare, faticare, soffrire, : la prova è stata vinta, con passione cocciuta seguiamo ancora e sempre la legge scout.

Quando sarete grandi e quando tornerete con la mente, voi che avreste dovuto partire per il Jamboree, agli avvenimenti del luglio 1947, capirete tutta la bellezza della rinuncia, oggi imposta e sarete contenti di voi stessi nella vostra coscienza di Uomini e direte ai vostri figli : " Ecco, lo Scoutismo, piccolo mio, mi ha insegnato a sorridere anche quando il cuore soffriva ".

Buona Caccia voi tutti che siete del mio stesso sangue !

Luigi Pirotta

Capo Scout

Roma 21 luglio 1947

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